Altre ipotesi di progetto

La maggior parte dei blocchi fin qui descritti serve solo per trasferire un codice da noi al mC e quindi non costituisce la parte principale del circuito. Pur essendo componenti indispensabili, non è detto che siano i più adatti allo scopo, sono solo quelli che si è deciso di utilizzare in fase di progettazione.

Durante la fase di progettazione, come del resto capita per qualunque progetto, si sono formulate delle ipotesi iniziali e degli scopi da raggiungere. Molte di queste ipotesi sono poi state scartate, alcune perché troppo complicate, e quindi sostituite da altre più semplici, altre solo per motivi di scelta tra più soluzioni equivalenti.

Vale comunque la pena di analizzarne alcune, perché molto interessanti per chi volesse modificare il circuito.

La prima riguarda il metodo con cui viene trasmesso il codice: nella soluzione adottata, i quattro bit vengono inviati attraverso una coppia di Encoder / Decoder 145026/27 della Motorola™. Si era infatti pensato di sfruttare una codifica DTMF (cioè quella serie di suoni che generano i telefoni per codificare le varie cifre). Il DTMF permette appunto di codificare sedici bi-toni differenti, esattamente quanti ne vengono gestiti dal mC, ma ha un grave inconveniente: un segnale DTMF è un segnale analogico a spettro audio. Anche se l'ibrido RF ricevente ha un uscita analogica, solitamente usata per le tarature, lavora su una frequenza molto utilizzata, in cui si riesce, a scapito della portata, a trasmettere un segnale digitale, ma dalla quale è difficile attendersi un segnale analogico pulito in ricezione.

Si sarebbe dovuto quindi modificare il canale, utilizzando:

Ci sarebbe anche da dire che così facendo si eliminerebbe il codice del telecomando, ma si noti comunque come per diversificare i vari trasmettitori (e ricevitori) sarebbe sufficiente modificare, anche di pochissimo, la frequenza del quarzo che gestisce le note.

Scartata quindi l'ipotesi di utilizzare il DTMF, a meno di non trovare una di quelle infinite soluzioni per la trasmissione del segnale, che non sia stata esaminata e scartata, si pensi al modo di ottimizzare il trasmettitore.

Sia la gestione della matrice, sia l'invio dei segnali seriali, sono funzioni facilmente gestibili dal micro. Si potrebbe quindi pensare di utilizzare un secondo micro anche nel telecomando, riducendo gli ingombri, magari con un mC SMD. Resterebbero due piccoli problemi.

La gestione degli ingressi Tri-State® per i 243 codici del 145027: il problema si può risolvere in due modi.


Stato piedino

con Pull-Up

senza

1° impulso

2° impulso

+Vcc

1

1

Largo

Largo

Massa

0

0

Stretto

Stretto

Aperto

1

0

Largo

Stretto

 

Se il problema precedente è facilmente risolvibile semplicemente agendo sul software del micro, resta il fatto che quest'ultimo, pur essendo un componente C-MOS, non può essere alimentato a 12V (di solito i mC lavorano tra i 3 ed i 6 Volt). Pensare di utilizzare uno stabilizzatore di tensione sul telecomando è assolutamente assurdo, non per le dimensioni (un mA 78l05 ha le dimensioni di un piccolo transistor), ma per i consumi: lo stesso mA 78l05, infatti, assorbe circa 20 mA, il doppio del trasmettitore in funzione, e dovrebbe restare sempre acceso. Si potrebbe alimentare il tutto con una pila da 6V, il micro funzionerebbe bene, ma il trasmettitore ne risentirebbe in portata. Infine, si potrebbero usare due pile da 6V, in modo da avere sia i sei, che i dodici Volt: le dimensioni (ed anche i costi) sarebbero comunque inferiori a quelli del circuito a componenti discreti, ma il peso in tasca salirebbe notevolmente.